Scuola e vaccinazioni, attese all’Aquila per ore
8 Settembre 2017 Condividi

Scuola e vaccinazioni, attese all’Aquila per ore

No, non te la cavi con un giochino in legno dalle farfalle colorate, posto al centro della sala riservata ai bambini in attesa del servizio e vaccinazioni. Non te la cavi quando c’è da fare i conti con almeno un’ora d’attesa tra medici e infermieri che fanno la spola da una stanza all’altra, funzionari sull’orlo di una crisi di nervi e genitori a dir poco arrabbiati per questa ennesima trafila che si aggiunge alla serie di adempimenti ormai di routine prima dell’inizio dell’anno scolastico.

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LA LEGGE. L’applicazione del decreto Lorenzin di fine luglio viene gestita all’Italiana: la nuova prescrizione di legge introduce dieci vaccinazioni obbligatorie (9 più una in realtà, visto che il vaccino la varicella viene reso indispensabile solo per i nati nel 2017), oltre a una serie di adempimenti burocratici necessari a certificare di essere in regola prima di tornare a scuola. Il fatto è che tante famiglie che erano in ritardo hanno deciso di rimettersi a pari proprio in questi giorni, andando ad aggiungere prenotazioni su prenotazioni a uno sportello in difficoltà che, tra l’altro, deve gestire anche la questione certificazioni.

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IL CAOS. Risultato? Decine di persone che aspettano in piedi o sedute nei corridoi antistanti l’unità ospedaliera nella piccola sala d’aspetto con in mano documenti e libretti. C’è chi si affanna a chiedere informazioni di ogni tipo, nonostante ci sia un orario preposto, chi se la prende con il governo, con la Asl e con l’assetto organizzativo del San Salvatore. «Manicomio», esclama Roberto Tonante, un anziano signore rannicchiato su una panca, «roba da manicomio e nessuno fa niente per migliorare la situazione».

NO VAX. Una situazione poco piacevole anche per gli utenti in regola con le scadenze, che devono semplicemente fare un richiamo o dimostrare di averlo fatto. Una situazione che rischia, invece, di trasformarsi in un incubo per chi i figli vaccinati proprio non li vuole. Domenica, poco prima di dare il via alla maratona jazz, gli organizzatori riuniti a palazzo Fibbioni, si sono visti sfilare davanti una delegazione colorata con tanto di cartelli e megafoni contro le vaccinazioni di massa. Stanno girando l’Italia nel tentativo di convincere quanta più gente possibile che è importante garantire una libertà di scelta. «A me piacerebbe poter decidere se e quando iniettare sostanze ai miei figli o nipoti», commenta la signora Rosalba Di Tommaso, «e invece mi trovo qui ad assistere mio figlio che è alle prese con i vaccini per i suoi piccoli tra gente che ti passa davanti e utenti che non rispettano le prenotazioni».

I NUMERETTI. Gli elimina-code non servono a molto: ne vengono distribuiti solo dieci e sono riservati a chi, per un motivo o per un altro, non è riuscito a presentarsi a un appuntamento specifico messo in calendario. Si prendono rigorosamente a ridosso delle 8. Poi c’è la bolgia. «Stamattina la coda usciva fuori», sottolinea Hervete Latifi, «ho deciso di ripresentarmi qualche ora dopo». Il martedì e il giovedì hanno la priorità i bambini sotto i 21 mesi, ma anche negli altri giorni c’è sempre qualche piccolo che, piangendo insistentemente, riesce a intenerire lo staff medico tanto da passare davanti. «Così», spiega Simone Milani, «succede che c’è gente che con la prenotazione alle 10.30 si trova ancora in attesa alle 12