L’amore all’Aquila: al tempo dei social e del terremoto
24 Gennaio 2016 Condividi

L’amore all’Aquila: al tempo dei social e del terremoto

Spunta semplice. Notifica push. Doppia spunta, o rispondi subito o sei fregato. Perché gestire un rapporto di coppia ai tempi del social è più complicato di quello che sembra. Ne sa qualcosa Manuel De Pandis, allievo del Centro sperimentale di cinematografia Scuola nazionale di Cinema che, nell’ambito del corso del reportage radiofonico curato da Daria Corrias, ha realizzato un documentario audio trasmesso su Radio Rai 3 nel programma “Tre soldi”. Il giovane film maker, appassionato di pugilato, mette alla prova tutte le sue doti di “incassatore alla Rocky Balboa” cimentandosi in un racconto in prima persona di un approccio tragicomico con una ragazza che vive all’Aquila conosciuta in discoteca.

Un narrato in cui fanno breccia testimonianze, raccolte in presa diretta, di giovani il cui approccio con gli altri è filtrato dai social network, Facebook e Whatsapp prima di tutto. «Nelle relazioni, Whatsapp è ansia allo stato puro», si sente da una voce femminile, «una volta, quando non c’erano le spunte a indicare che il messaggio era ricevuto, le cose andavano meglio. Adesso, se scrivo qualcosa e appaiono le doppie spunte blu, questo sta a significare che il mio ragazzo ha letto il messaggio. E, se non mi risponde, cado in paranoia».

Le cose, come raccontano gli intervistati Agostino, Nunzia, Vanessa, Sarah, Sara, Flaminio vanno altrettanto male su Facebook, pensiamo ad esempio alle comunicazioni via Messenger e alle faccine che se ne vanno in giro sullo schermo dello smartphone fino a quando non rispondi. Se non altro, il social network creato da Mark Zuckerberg è utilissimo per rintracciare una persona che si conosce solo di vista. È lo stesso De Pandis, voce narrante del radiodocumentario, a rappresentarci un esempio: «Tutto è partito da quando ho visto quella ragazza nel locale. Passo la serata a starle vicino. Ballo, si allontana. Mi avvicino, si allontana. Mi siedo accanto a lei, si allontana. Allora decido di aspettare il giorno seguente per aggiungerla su Facebook».

Del resto, basta spulciare le immagini divulgate dal fotografo del locale… chi cerca trova. Se la foto non è lì, non c’è da disperarsi, si può sempre confidare in “Spotted”. Ti piace una compagna di studi ma sei troppo timido per farle capire il tuo interesse? Basta digitare la parola “spotted” nella barra di ricerca di Facebook e i risultati ti indirizzano nella pagina a tema dell’Università, scuola, comune, zona più vicina. Negli spazi “spotted”, che in inglese vuol dire “avvistato”, si può inviare un messaggio di apprezzamento nei confronti della ragazza o del ragazzo incontrato e segnalarlo sulla bacheca dedicata sperando in un suo commento. Il tutto avviene nel totale anonimato.

E i social registrano approcci di ogni tipo. Da chi va dritto al sodo, a chi si fa desiderare. C’è anche chi non fa mai il primo passo, ma lancia degli input, tipo mettere “mi piace” a delle foto postate settimane o mesi prima, per far capire che il profilo è di interesse. Non è facile orientarsi in questa giungla fatta di sinapsi, anche se in fin dei conti è sempre l’amore che comanda, dettando tempi e regole. «L’amore è una gabbietta circolare e io sono il criceto che ci gira dentro», ammette De Pandis. E quando ci si lascia, basta veramente eliminarsi dai contatti di Facebook, della serie: se mi lasci ti cancello.

Tags CINEMA, social