L’Aquila, il suono dei Mold sulle onde del sisma
6 Gennaio 2016 Condividi

L’Aquila, il suono dei Mold sulle onde del sisma

«Vuoi fare una cosa illegale? Campiona questo pezzo, gioca con le interferenze».

Ottaviano non ci pensa due volte: si china sulla pedaliera, stuzzica un po’ la sua “loop station” per far partire un suono omogeneo e ripetitivo, poi avvicina il suo telefono alle corde della sua Fender Jazzmaster e parte un riff cervellotico ed elaborato. Giovani, geniali e rumorosi. Ottaviano, Enrico e Carlo sono i “Mold on Your Sauce”, una delle band più interessanti tra quelle formate nel post-sisma all’Aquila. La loro ostinata sperimentazione musicale ha attirato la curiosità del giovane film maker Fabio Fusillo nell’ambito del progetto “L’Aquila, il mio futuro è qui” promosso dal Centro sperimentale di cinematografia. Storie e ritratti di giovani dai 15 ai 30 anni le cui passioni fanno i conti con le scelte di vita, come quella di Enrico Fiore, il batterista, che da qualche mese è andato a studiare a Bologna.

«La tentazione di andare via, di uscire fuori alla ricerca di spazi che ci vengono ancora negati ci accomuna», spiega Ottaviano Dionisio, raggiunto al telefono mentre si trova a Londra. «Da noi è difficile fare tutto, anche trovare dei momenti per fare musica ed esprimere la nostra arte. Certo», prosegue, «per fortuna abbiamo realtà come Casematte», facendo riferimento agli spazi dell’ex ospedale psichiatrico dove periodicamente si organizzano concerti e serate a tema. Proprio da quelle parti è stato allestito lo spazio “Red box”, una sala prove dove si alternano band emergenti per mettere su pezzi, provare e registrare. Di fatto, la storia dei “Mold On Your Sauce” è anche quella dell’importanza della relazione tra un luogo e i suoi abitanti. L’Aquila, il cui centro è ancora poco agibile, accende passioni e speranze, anche nei più giovani. E proprio in centro si apre il clip, tra le transenne di piazza Santa Margherita e quelle di piazza Palazzo.

«Fino a qualche anno fa», riprende Ottaviano, «questo era il centro della vita. Tanti gruppi si alternavano sui palchi estivi ed era tutta un’altra cosa per chi suonava. Noi, spesso e volentieri, abbiamo bisogno di macinare chilometri per andare a suonare da qualche parte in cui il nostro stile venga apprezzato». Certo, lo stile è piuttosto particolare, tra dissonanze e saturazioni. Lo stesso nome della band è piuttosto evocativo del modo in cui i tre ragazzi vedono la loro musica: come una muffa che cancella un buon sapore e ne crea un altro, fastidioso.

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«Abbiamo fatto concerti a Roma, a Perugia, a febbraio saremo a Pescara», prosegue, «tendenzialmente, nel Centro-Sud c’è più apertura, anche se di recente abbiamo trovato delle sinergie interessanti con una band di Milano, i “Vladivostok”: con loro potremmo fare delle uscite discografiche insieme». Il gruppo, trascinato anche dal basso di Carlo Attardi, ha avuto un buon successo in questi ultimi anni. I “Mold” hanno iniziato a suonare dopo il terremoto. I loro suoni sono l’espressione diretta di una gioventù “tellurica”, cresciuta tra le macerie, gli spazi autogestiti, le gru e le nuove periferie, a tratti desolanti.

«Abbiamo iniziato a suonare a Collemaggio con delle band parallele che eravamo praticamente bambini, facevamo il primo superiore», conclude Ottaviano. «Già allora sognavamo di arrivare a incidere un album. Poi abbiamo formato questo gruppo che cerchiamo di portare avanti anche attraverso uno spirito punk che ci accomuna».
“Propaganda” è il primo lavoro della band. Composto da 8 canzoni strumentali è un insieme di sonorità acide tendenzialmente nervose e incostanti.

image (1) Ogni brano conferisce un’atmosfera di natura iraconda, ma alternata a momenti di psichedelia. Registrato all’Aquila da A-bestial studio, con mastering a cura di Lorenzo Stecconi (Roma), l’album è stato pubblicato con “Seahorse recordings”. «Questa loro violenza espressiva, questa loro voglia di tirare fuori energie attraverso la musica mi ha colpito e mi ha spinto a dedicare loro questo breve documentario», spiega Fusillo, che ha raccontato alcuni spaccati della vita della band. Frammenti realistici che sembrano quasi raccolti in presa diretta. «Sono entrato in contatto con Ottaviano, il chitarrista, e il suo fare provocatorio e provocante mi ha stregato».

 

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro

Tags CINEMA, musica