L’Aquila, dove non bastano solo le case
24 Dicembre 2015 Condividi

L’Aquila, dove non bastano solo le case

Prendiamo uno scenario futuro – lontano ma neanche troppo – in cui L’Aquila, risolti i problemi legati alle risorse per la ricostruzione, riesce a garantire una disponibilità di alloggi tale da ospitare almeno 150mila persone. Una circostanza senza dubbio positiva, dopo anni di enormi difficoltà legati alla carenza di case o anche di posti letto. Una circostanza, tuttavia, che mette già da ora il capoluogo di fronte un bivio: o si fanno sin da ora le scelte giuste dal punto di vista economico e programmatico, oppure questa città rischia di ripiegarsi su sé stessa, riducendosi nell’arco di qualche anno a un centro di 30mila abitanti, per lo più di età avanzata. Perché nel frattempo tutti gli altri sono andati a trovare lavoro e fortuna altrove.

È questa la prospettiva affidata all’analisi dell’ex ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, intervenuto al terzo forum “L’Aquila città del futuro”, promosso dal Gran Sasso science institute, che si è svolto all’Auditorium del Parco del Castello. «Parliamo di un tema importante», valuta Barca, «in un momento in cui la città è sottoposta a “una cura ortopedica”, in un contesto urbano dove si contano 229 cantieri, 2000 operai e centinaia di tecnici al lavoro contemporaneamente, nel solo centro storico, per una spesa complessiva di 35 milioni al mese».

L’ex ministro sa bene che il terremoto si è andato a sovrapporre a una crisi lavorativa e finanziaria senza precedenti. In sala, a ricordarlo, ci sono il sindaco Massimo Cialente e il sindacalista Luigi Fiammata. Fuori dall’Auditorium, si ferma anche una delegazione dei lavoratori Intecs che chiede e ottiene un confronto con i protagonisti del forum. «Spazio, società e ambiente, le tematiche di questo forum», aggiunge Barca. «Sono tre variabili fondamentali, la cui pianificazione strategica deve indicare un percorso flessibile che preveda, da parte dell’amministrazione, linee guida a cui dare ruolo attraverso la partecipazione. Si tratta di sperimentalismo democratico». Certo, c’è da fare i conti con gli spazi e le risorse a disposizione, «ma non si può effettuare una scelta senza valutarne le conseguenze. Ad esempio, è giusto concepire un auditorium a piazza d’Armi, ma bisogna analizzare questo investimento anche in termini di rischio, di fronte alla necessità di tornare a riempire il centro».

E proprio in tal senso, da Barca arriva l’appello a «calmierare gli affitti, specie quelli delle attività commerciali, per favorire il ripopolamento del centro storico, a partire dell’asse centrale. Il paradosso è che, di fronte alla grande disponibilità di strutture, gli affitti siano alle stelle». E poi c’è la situazione relativa all’Università. «Giusto incentivare la qualità della didattica», sottolinea guardando la rettrice Paola Inverardi, «ma è altrettanto prioritario creare tutte quelle condizioni per spingere gli studenti fuori sede a scegliere L’Aquila».

Assente il sottosegretario Paola De Micheli, impegnata a Roma con la legge di Stabilità, la sessione più attesa del forum è affidata al vicepresidente della giunta regionale Giovanni Lolli. «Non basta ricostruire», spiega, «bisogna utilizzare la ricostruzione per individuare un futuro possibile dove far leva sulle nostre potenzialità: realtà industriali innovative e moderne, strutture formative all’avanguardia come il Gssi, istituzioni culturali importanti e un distretto turistico da fare invidia». Lolli parla di strutture economiche consolidate ma anche di piccole realtà da valorizzare. A disposizione ci sono ben 260 milioni per lo sviluppo, bisogna fare gli investimenti giusti. «Sono finiti i tempi in cui facevi arrivare una fabbrica che assumeva centinaia di operai, qui bisogna scommettere», conclude il vicepresidente, «anche su piccole aziende e start-up».

di Fabio Iuliano – fonte il Centro