Il peso delle infrastrutture: “Giù le mani dalla Valle dell’Aterno”
6 Dicembre 2015 Condividi

Il peso delle infrastrutture: “Giù le mani dalla Valle dell’Aterno”

Le infrastrutture e l’impatto sul paesaggio. La partita si corre l’unto l’asse della Statale 17. Ecco l’intervento di Salviamo la piana, associazione no profit che si occupa della tutela dell’Abruzzo interno

Statale 17. Una prima vittoria l’abbiamo ottenuta, anche se è solo un inizio. Trovata l’alternativa all’ipotesi progettuale che avrebbe distrutto il territorio. Ora è fondamentale costruire un dialogo sereno e trasparente con le comunità locali per definire e migliorare, in termini esecutivi, la soluzione più sostenibile di tracciato. Ma procediamo con ordine.

La sconsiderata ipotesi progettuale emersa dalla riunione in Struttura tecnica di missione del Ministero dei Trasporti, del 30 Gennaio 2015, di realizzare una strada a scorrimento veloce per ricollegare il cavalcavia recentemente realizzato nei pressi di Bazzano, alla S.S.17 che collega L’Aquila a Pescara, prevedeva un sovrappasso alto 13 metri e lungo 700, e un chilometro di tunnel per un’opera faraonica dal valore di oltre 80 milioni di euro che dai terreni di Fossa, in località “Marinaro”, sarebbe passata a 50 metri dalla Necropoli di Aveja (testimonianza unica in Abruzzo, della civiltà arcaica dei Vestini Cismontani), sventrando Colle Restoppia (su cui incide un insediamento italico del X sec. A. C., rilevato già nel 2005 dagli studiosi del CNR, vicino al primo storico cippo tratturale –vedi foto-), passando per la “Pretara” (un museo a cielo aperto che mostra un complesso di cave di “pietra bianca” rinaturalizzate in un paesaggio di boschi, trulli e muri a secco). L’ecomostro avrebbe attraversato con un cavalcavia tutta la zona tra Poggio Picenze e San Demetrio ne’Vestini in località Mariale, dominata a sud da Colle Separa (dove sorgeva uno dei più importanti insediamenti fortificati dei Vestini Cismontani, il “Pagus di Separa” X-IV sec.a.C.).

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La strada a 4 corsie e a scorrimento veloce, con un dislivello del 7%, un viadotto di 700 metri e un tunnel di 1 chilometro, sarebbe uscita poi poco sopra all’altipiano di Forfona (sito archeologico, città romana fino al I sec. d. C., splendido paesaggio di mandorli). Il tutto ripercorrendo il Tratturo Magno proprio sui chilometri più integri dei 5 Regi Tratturi italiani, rovinando per sempre questo straordinario bene comune, oggetto di candidatura a patrimonio immateriale Unesco dell’umanità con un progetto di rivalorizzazione della Regione Abruzzo e del Gal Gran Sasso Velino in corso. Per farla breve, vedete queste splendide foto scattate proprio durante una delle tante iniziative di rivalorizzazione del Tratturo Magno? Proprio qui, la sconsiderata ipotesi di progetto di variante sud prevedeva un viadotto lungo 700 metri, poi un chilometro di tunnel, per un’opera “faraonica” dal costo di oltre 80 milioni di euro, che avrebbe distrutto definitivamente questo panorama tra i più selvaggi delle aree montane e rurali dell’aquilano, oggetto di interventi di recupero e riqualificazione con investimenti della Regione Abruzzo, del Corpo Forestale dello Stato, della Sovrintendenza ai Beni Archeologici e demaniali d’Abruzzo, e ogni anno meta di centinaia di visitatori.

Un bene naturalistico e culturale comune degli abitanti di Fossa, San Demetrio ne’Vestini, Poggio Picenze, Barisciano e Prata D’Ansidonia, che qui amano ogni giorno fare sport, correre all’aria aperta, andare a tartufi, andare in mountain bike o a cavallo sulle tracce antichissime che risalgono all’età del ferro fino al tardo medioevo. Con la bozza discussa il 30 Gennaio presso la Struttura tecnica di missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, solo tra alcuni dei sindaci del territorio e poche parti sociali non rappresentative certo di tutto il comprensorio, ebbene, tutto questo sarebbe andato distrutto.
Fortunatamente, le cose sono cambiate. I tavoli partecipativi di ascolto del territorio, avviati dalla Commissione Regionale Territorio, Ambiente, Parchi, Opere pubbliche, Urbanistica e Infrastrutture, hanno rivelato che sono ben altre le posizioni degli abitanti e hanno fatto emergere altre parti sociali portatrici di interesse che non possono essere escluse da una decisione così importante, né possono restare escluse le comunità locali dei paesi interessati dagli interventi. Nei numerosi tavoli partecipativi noi di Salviamo la Piana, del Comitato di Fossa “Salviamo Marinaro”, del Comitato Barisciano Beni Comuni, della pro loco di Prata D’Ansidonia, della Fondazione Sarra, gli amici di Tracturo 3000 e del Tratturo Magno insieme ai sindaci di Barisciano, Poggio Picenze e Fossa e a diversi sindaci dell’Area Omogenea 6, siamo riusciti a mettere in evidenza le gravi criticità di un’opera ciclopica (quindi orba!) come questa, e a scongiurare un disastro ambientale che avrebbe compromesso il futuro del nostro territorio e ogni possibilità di rilancio socio-economico e sviluppo locale sostenibile delle aree montane e rurali dell’aquilano.

In particolare, in tutti questi tavoli abbiamo ribadito, insieme, sempre: 1)la nostra opposizione a grandi opere dai costi elevatissimi per la comunità con ricadute e impatti altamente negativi sulle risorse ambientali, archeologiche e storico-culturali del nostro territorio; 2)la necessità, proprio per scongiurare questi impatti negativi sulle comunità locali, di abbreviare il più possibile il tracciato di ri-collegamento della variante alla vecchia statale 17, con l’abbattimento dei costi rispetto ad altre irrealizzabili opere faraoniche, e mitigazione degli impatti sociali e ambientali; 3)la necessità di mettere in sicurezza/adeguare/migliorare l’esistente SS17, senza danneggiare ulteriormente le popolazioni dei paesi attraversati, e studiando, insieme al territorio, quali misure compensative debbano essere realizzate per migliorare le condizioni di vita degli abitanti dei paesi di Fossa, Picenze, Poggio Picenze, Barisciano e di tutti i paesi del comprensorio direttamente e indirettamente interessati dall’intervento.

In questi tavoli partecipativi sono emersi con chiarezza gli obiettivi prioritari dei Comuni del cratere interessati: 1)prioritaria, per tutti gli abitanti, è la sicurezza, non la velocità: creare una nuova strada sposta il problema da una strada all’altra, quando invece basta semplicemente apportare interventi migliorativi sulla strada che già esiste, con considerevole abbattimento di costi e aumento della sicurezza per tutti; 2)le opere di miglioramento e di messa in sicurezza della S.S. 17 devono rispettare i seguenti principi: riduzione degli impatti ambientali, tutela dei beni comuni, mitigazione degli impatti sociali negativi e massimizzazione dei benefici per il miglioramento della qualità della vita degli abitanti dei paesi del comprensorio direttamente e indirettamente interessati dall’intervento; 3)l’obiettivo strategico principale per uno sviluppo locale sostenibile delle aree interne dell’Aquilano, non è quello di portare il più velocemente le persone da L’Aquila a Pescara, ma quello di indurre le persone da Pescara o da Roma a venire a visitare il nostro territorio, migliorandone l’accessibilità specie in relazione alla viabilità di montagna, oggi profondamente e ingiustamente penalizzata.
L’attuale situazione che vede i Comuni delle aree interne dell’aquilano, già pesantemente colpiti dal terremoto, e l’abbandono nella quale versano le strade provinciali di collegamento interno, impongono una programmazione negoziata con le comunità locali, attraverso una pianificazione integrata, per una rimodulazione delle priorità di intervento, a valere sui fondi del Mise, del Mit e del Cipe destinati alle aree interne e al miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti. Una risposta seria ai fabbisogni del territorio, una ridistribuzione equa delle risorse sul territorio per migliorare l’accessibilità delle aree interne. I fondi che si risparmieranno evitando km di nuovo cemento si ritiene necessario siano spesi per una strategia di sviluppo integrato dei borghi delle aree interne dell’aquilano mirata alle comunità locali che vivono le aree rurali e montane.

Finalmente, ora si parla di un’alternativa all’ipotesi di progetto che avrebbe devastato il territorio. Il fatto che oggi, qui a L’Aquila, già si parli di un accordo tra tutti i sindaci dei comuni del cratere interessati direttamente dall’intervento, in alternativa a questa ipotesi di devastazione, è già un passo avanti molto importante. I Sindaci e le comunità locali sono tutti contrari a devastare questo bene comune e convergono su un’alternativa meno impattante che deve essere rivista ascoltando il territorio, mitigando gli effetti negativi e valutando strategie di miglioramento per aumentare la qualità della vita degli abitanti di Fossa, Picenze, Poggio Picenze e Barisciano insieme alle comunità di tutti i comuni del cratere interessati anche indirettamente dall’intervento.
È essenziale ora costruire sul territorio, intorno a questa ipotesi alternativa su cui i sindaci convergono, quello che per troppo tempo non si è fatto: costruire un dialogo sereno con le popolazioni; organizzare ulteriori incontri pubblici di discussione per perfezionare il progetto finale scegliendo insieme le soluzioni più sostenibili e le misure compensative per migliorare la qualità della vita degli abitanti dei paesi interessati dall’intervento.

E’ una vittoria a metà, e ce ne rendiamo conto. L’alternativa su cui ora convergono i Sindaci va migliorata aprendo una efficace e democratica fase di ascolto con il territorio, con la Commissione regionale Territorio, Ambiente, Parchi, Opere pubbliche, Urbanistica e Infrastrutture e la Struttura Tecnica di Missione del Ministero dei Trasporti. Questa fase di ascolto dei bisogni, delle percezioni e dei desideri delle comunità locali,deve essere costruita con metodologie definite, evitando il caos e i personalismi abituali, per integrare proposte che vengano dal territorio.
Questo è un altro passo in avanti di progresso sociale che bisogna fare.

Noi crediamo che non esiste sviluppo locale sostenibile senza progresso sociale, e che il progresso sociale si costruisce ripartendo da un dialogo sereno e trasparente con le comunità locali sui problemi e i beni comuni, per costruire soluzioni condivise più sostenibili e garantire un futuro migliore per noi e per chi verrà dopo di noi. Un sogno? forse si… ma i sogni se condivisi diventano realtà… lo sapevate?

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