19 Maggio 2015 Condividi

Dirty soccer, nomi eccellenti anche in Abruzzo

imagePESCARA. Sono quasi 50 “insospettabili”, da Trento ad Agrigento, che decidevano chi perdeva e chi vinceva nelle partite seguite da migliaia di ignari tifosi che andavano allo stadio pensando di assistere ad un incontro onesto tra la squadra del loro cuore e quella degli avversari. Ma non era così. Presidenti, allenatori, manager, calciatori, imprenditori italiani ed esteri ed anche “magazzinieri” delle società calcistiche della serie D e della Lega pro (ex serie c) ma anche di serie B sono al centro dell’ultimo scandalo delle partite truccate dei nostri campionati che stamattina sono finiti in galera con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode calcistica e con l’aggravante di avere favorito organizzazioni mafiose (ndrangheta in particolare).Il direttore sportivo. Sono una cinquantina i fermi emessi dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’indagine della Polizia nei confronti di due distinte associazioni che avrebbero truccato decine di incontri di Lega Pro e serie D. Centinaia di uomini dello Sco e della squadra mobile di Catanzaro al lavoro in oltre 20 province in Calabria, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Toscana, Liguria, Veneto e Lombardia. Complessivamente sono oltre 70 gli indagati nell’indagine. Tra i fermati anche il ds dell’Aquila calcio, Ercole Di Nicola, che al momento della notifica si trovava a Venezia. Nato ad Atri, 38 anni, Di Nicola è sposato e ha una figlia. Ha militato per anni come centrocampista nel Morro d’Oro, società peraltro presieduta in quel periodo dal padre Cesare. Con la società teramana è arrivato fino alla C2 prima di approdare al capoluogo, che all’epoca, sotto la presidenza di Elio Gizzi, militava in eccellenza. De Nicola è stato tra i protagonisti della lunga ascesa rossoblù che ha riportato L’Aquila in Prima divisione. Nel palmares di questi anni anche la Coppa Italia d’Eccellenza. Di Nicola si trovava al Casinò di Venezia al momento del fermo in compagnia di Daniele Ciardi, il magazziniere del Santarcangelo.

Le partite sotto inchiesta. Per quello che concerne la posizione di Di Nicola Le partite nel mirino sarebbero Santarcangelo-L’Aquila 0-1 del 16 novembre, L’Aquila -Savona  (finita 1-0) del 23 novembre scorso, L’Aquila-Tuttocuoio (1-0) del 25 marzo e L’Aquila-Santarcangelo del 29 marzo (finita 2-1). L’Aquila come società non è coinvolta a livello penale.

Il summit. Summit tra i soci dell’Aquila calcio. I dirigenti tra i quali il vice presidente, Massimo Mancini, devono decidere la strategia alla luce della grave vicenda giudiziaria che ha coinvolto la società iscritta al campionato di Lega Pro. Il direttore generale, Ugo Mastropietro, aquilano doc, ha sottolineato «la massima fiducia nella magistratura, siamo sicuri che sarà fatta chiarezza, intanto siamo umanamente molto vicini alla famiglia di Di Nicola». «Noi aquilani ce la metteremo tutta perché il calcio in questa città prosegua, considerando che ad oggi L’Aquila calcio non è indagata né ci sono state perquisizioni. Per noi naturalmente è un fulmine a ciel sereno, avendo appreso la notizia dagli organi di stampa».

A rischio permanenza in Lega Pro? L’Aquila Calcio trema: la piazza è molto preoccupata per le conseguenze che l’inchiesta sul calcioscommesse. Un epilogo che mette a rischio la permanenza della società in Lega Pro, la ex serie C1, riconquistata da 3 anni, anche se la proprietà e il resto della dirigenza non sono indagati. Il verdetto sarà emesso dalla giustizia sportiva che si attiverà sulla base delle carte di quella penale. Per la piazza aquilana, che ha vissuto due cancellazioni nel 1993 e nel 2003 a causa di pesanti situazioni debitorie, con la ripartenza dal campionato di eccellenza, è il ritorno di un incubo. Ancora con le bocche cucite i capi ultras, parla uno storico tifoso vip, il notaio Federico Magnante Trecco: «Mi dispiace molto per il coinvolgimento dell’Aquila – spiega – Mi auguro che emerga la completa estraneità della società e che, quindi, non sia compromesso il futuro sportivo di un sodalizio che è stato brillantemente gestito dalle dirigenze che si sono succedute negli anni. La speranza è che tanti sacrifici e passione non siano vanificati».

Altri esponenti coinvolti. Misure cautelari per Gianni Califano (ex calciatore e direttore sportivo del Monza, oltre che amico di Di Nicola). Califano ha giocato anche nel Giulianova. Nei guai anche l’attuale allenatore del Barletta Ninni Corda che nel finale di campbionato fa sembrava in procinto di venire all’Aquila, per sostituire Zavettieri ma poi il tecnico rossoblù fu lasciato in panchina. Tra i calciatori ci sono Raffaele Moxedano (Neapolis), Pasquale Izzo e Emanuele Marzocchi (Puteolana), Salvatore Arista (ex dell’Akragas), Fabio Di Lauro, Marco Guidone (ex attaccante del Chieti), Francis Obeng, Mohamed Lamine Traoré e Giacomo Ridolfi (Santarcargelo), Andrea Ulizio (San Marino ed ex Pro Patria), Adolfo Gerolino (ex del Pro Patria) e Vincenzo Melillo (Pro Patria). Tra gli arrestati anche Vincenzo Nucifora, ex direttore sportivo di Pescara e Chieti.

Perquisizioni. Perquisizioni sono in corso da parte della Polizia nelle sedi di diverse squadre di Lega Pro e sedie D che sarebbero coinvolte a vario titolo nell’indagine sul calcioscommesse. Le perquisizioni riguardano anche i domicili di dirigenti, allenatori e calciatori che, secondo l’indagine, si sarebbero associati per truccare le partite. Le due distinte organizzazioni scoperte, una operante in Lega Pro e una in serie D, erano in grado di alterare i risultati e investire denaro nel giro delle scommesse, sia in Italia sia all’estero.

I club coinvolti. Sarebbero almeno una trentina i club coinvolti nel giro di partite truccate di Lega Pro e Serie D scoperto dalla polizia. Tra di essi Pro Patria, Barletta, Brindisi, Neapolis Mugnano, Torres, Vigor-Lamezia, Santarcangelo, Sorrento, Montalto, Puteolana, Akragas, San Severo e, quindi, anche L’Aquila.
L’interessamento per Pescara-Sassuolo. Un episodio di “interessamento” rilevato dall’inchiesta riguarda la partita di Coppa Italia Pescara-Sassuolo, giocata a inizio dicembre 2014 e vinta dal Sassuolo. Gli investigatori hanno accertato che ci fu un interessamento a cambiare l’esito della partita, per cui sarebbe stata fatta un’offerta di 150 mila euro, ma il tentativo di combine non andò a buon fine. E la somma fu dirottata su un’altra partita.

La ‘ndrangheta. Ci sarebbe proprio quest’ ‘ndrangheta dietro alcune delle presunte combine di partite dei campionati di Lega Pro e Cnd venute alla luce con l’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dalla squadra mobile e dallo Sco di Roma. Ad alcuni indagati vengono contestate le aggravanti mafiose e transnazionali. L’inchiesta ha preso il via grazie alle intercettazioni di Pietro Iannazzo, ritenuto elemento di vertice dell’omonima cosca che opera a Lamezia Terme, arrestato giovedì scorso in una operazione della polizia contro la ‘ndrina. Quella degli Iannazzo, secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, è una cosca “d’elite della mafia imprenditrice” dedita agli affari, ma anche capace di scatenare una guerra con altre consorterie per mantenere il proprio predominio sul territorio. Nel corso dell’operazione condotta la settimana scorsa da squadra mobile di Catanzaro, Sco, Dia e Guardia di finanza, sono state una quarantina le persone arrestate, tra le quali alcuni imprenditori. E’ stato captando alcune conversazioni di Pietro Iannazzo nel corso di quella indagini che gli investigatori hanno saputo delle combine su varie partite dei campionati di Lega Pro e Cnd per alterare i risultati al fine di ottenere vincite cospicue con le scommesse.

di Fabio Iuliano – fonte il Centro