4 Luglio 2014 Condividi

Abruzzo, mistero e fascino delle luci di oriente

Suscitano curiosità e stuzzicano la fantasia dei risparmiatori con negozi di pronto-moda o di oggettistica a prezzi stracciati, colorando le vie delle città, in qualche caso anche i lungomare, con le caratteristiche luci rosse dei ristoranti con menu a pochi euro, diffondendo nell’aria profumi e sapori agrodolci. Ma è difficile che si mescolino con i propri coetanei abruzzesi nelle attività sociali.

IL VIDEO INTEGRALE

In Abruzzo non esistono città con comunità consistenti di cinesi, come a Prato, Roma, Napoli, Milano, dove i gruppi di questa etnia costituiscono quasi uno Stato nello Stato. Eppure, negli ultimi anni, nella nostra regione la comunità dei cinesi è cresciuta passando dai 4mila residenti del 2008 ai quasi 6mila del 2013 (dati Istat), la maggior parte nella provincia di Teramo.

L’INTEGRAZIONE DIFFICILE. Difficile l’integrazione per un popolo con cultura e lingua distanti da quelle italiane. È raro, ad esempio, vedere partecipare ragazzi cinesi a iniziative sportive locali come rileva Antonello Passacantando, docente e coordinatore dell’attività di educazione fisica nelle scuole. Tragedie come quella di Prato, dove un rogo in una fabbrica ha portato alla morte di sette cinesi, pongono interrogativi sulla gestione di gruppi etnici che mostrano difficoltà a integrarsi, dovuta non soltanto alla distanza culturale, ma pure al legame che i cinesi mantengono con la terra d’origine, dove tornano a morire anche dopo decenni di immigrazione. A spiegarlo è Elena Vanni, esperta di cultura e lingua orientale, che all’Aquila ha organizzato un corso di lingua cinese. Per la docente, sull’isolamento della comunità «pesa soprattutto la volontà di non mescolare le culture», secondo il concetto che si arriva in Italia soltanto per lavorare. Spesso usano sistemi sanitari alternativi al circuito delle Asl. Forte la mutua assistenza con i propri connazionali, con la creazione di scuole, centri medici e altri servizi che rendono sfuggente la presenza di cinesi all’interno del sistema scolastico e sanitario nazionale.

IL CASO La comunità cinese a Sant’Onofrio

RETI ECONOMICHE. Anche in Abruzzo la presenza dei cinesi è legata alle loro attività economiche. A spiegarlo è il questore dell’Aquila, Vittorio Rizzi, che ha indagato approfonditamente questa comunità. Possiedono immobili, che acquistano o affittano a scopi commerciali, realizzando delle «famiglie» che escono dai confini parentali e diventano reti d’interessi economici, aventi come fulcro, per esempio, un ristorante. La propensione imprenditoriale dei cinesi è evidente soprattutto nel numero d’imprese presenti. A fare la parte del leone è ancora una volta la provincia di Teramo, dove si contano 710 attività. Diversi gli iscritti alla Confcommercio regionale, così come ricordato dai vertici dell’associazione di categoria Celso Cioni, Roberto Donatelli e Alberto Capretti. L’Abruzzo conta anche numerosi iscritti alla Confcommercio regionale. Soltanto a distanza seguono Pescara, Chieti, infine L’Aquila. In regione il tipo di attività riguarda per lo più negozi di oggettistica e gadget, prodotti per la casa, abbigliamento del tipo pronto-moda, ristoranti. Attività più recenti ma sempre più diffuse sono, poi, i centri massaggi.

I CINESI E IL MERCATO. All’Aquila fin dagli anni Novanta i cinesi sono stati presenti anche nel mercato ambulante di piazza Duomo. Ma dopo il sisma, anche loro hanno gettato la spugna di fronte alle difficoltà della crisi economica aggravata dal terremoto. Oggi, nel mercato temporaneo di piazza d’Armi resistono Rita e Yu con i loro banchi, ma la crisi morde e la merce resta nei magazzini. All’orizzonte c’è la speranza di tornare in Cina.

LA CRIMINALITÀ. Immigrazione clandestina, contraffazione di merci e falsificazione di marchi, prostituzione nei centri massaggi, manodopera clandestina e centri massaggi che nascondono lo sfruttamento della prostituzione: sono questi i principali reati perpetrati dai cinesi nelle quattro province abruzzesi, come spiega il dirigente della Squadra Mobile dell’Aquila, Maurilio Grasso.

L’INCHIESTA Un nostro giornalista nel centro massaggi

Diverse in Abruzzo le operazioni della polizia per contrastare il fenomeno della prostituzione, più complessi da indagare, come hanno spiegato in un recente convegno all’Aurum di Pescara, l’ispettore della Mobile, Cinzia Di Cintio, e Antonello Salvatore dell’associazione «On the road».

di Marianna Gianforte e Fabio Iuliano – fonte il Centro

©RIPRODUZIONE RISERVATA