25 Marzo 2014 Condividi

L’Aquila, mensa dei poveri rischia di chiudere senza fondi, tra il completo disinteresse

Senza un adeguato sostegno da parte degli enti locali, ci troviamo costretti a  sospendere le nostre attività di assistenza». L’appello a Comune, Provincia e Regione arriva da Paolo Giorgi, priore generale della Fraterna Tau, la mensa di Celestino, rivolta ai poveri dell’Aquila. In fase di approvazione dell’ultimo bilancio regionale, secondo quanto denuncia lo stesso Giorgi, avrebbero “dimenticato” di inserire nel capitolo di spesa i finanziamenti consueti. Adesso bisognerà provvedere ad integrare il provvedimento con variazione di bilancio, ma con un finanziamento per le mense caritative d’Abruzzo ridotto di circa la metà.

«La beffa», sottolinea Giorgi, «è anche che qualcuno pretende anche i ringraziamenti per l’interesse mostrato (ancora comunque da verificare)». Una situazione che ha del paradossale, per gli addetti ai lavori, che dal sisma si trovano a distribuire anche cento pasti caldi in un solo giorno. «Nel turbinìo generale delle “ricostruzioni”», spiega Giorgi che è anche responsabile del Movimento celestiniano, «all’Aquila tutti sono impegnati su come dove e quando ripristinare la situazione antecedente il sisma. Cosa giusta doverosa ed opportuna. Ma non sarebbe altrettanto giusto doveroso ed opportuno ricostruire il sistema sociale, le opere di assistenza, ancor più oggi che è ovviamente aumentata la richiesta di quanti chiedono le nostre attenzioni?».

A quasi cinque anni dal sisma, le associazioni di volontariato si trovano con una grande quantità di persone che richiedono attenzioni triplicate rispetto al periodo antecedente. «Anche la qualità degli interventi è diversificata», valuta, «non essendo più sufficiente offrire il pasto caldo, ma bisogna assicurare la sopravvivenza sociale a tanti rimasti senza lavoro, senza attività, senza famiglia.

Quando parliamo di queste cose, sembra di parlare di cose retoriche, avulse dalla realtà. Invece sono cose estremamente vere e quantificabili che, se non si affrontano con le dovute energie, rischiano di diventare un serio problema per la sicurezza sociale».

La Fraterna, da subito dopo il sisma, offre i suoi servizi in maniera del tutto gratuita, con uno stuolo di volontari che non prendono neanche il rimborso spese. «Di contro», spiega Giorgi, «le spese di gestione sono aumentate a dismisura, sia a causa delle aumentate richieste di assistenza (centro di accoglienza per donne con bambino ecc.) sia per l’aumento indiscriminato delle tariffe delle forniture. Oggi non sappiamo come pagare le ultime fatture di utenze (gas, luce, acqua e telefono) e i servizi rischiano di subire il collasso. A fronte di tutto ciò, il disinteresse istituzionale è quanto di più immorale e sconcertante ci possa essere».

di Fabio Iuliano