17 Febbraio 2014 Condividi

Fucino, basta immigrati: il lavoro non c'è più

ImmagineDepuratori che non funzionano, guasti continui agli impianti di irrigazione, pericolo di infiltrazioni criminali, ma anche difficoltà di integrazione della manodopera straniera. Il sistema produttivo agroalimentare del Fucino fa i conti con un difficile contesto socioeconomico e con tutta una serie di deficit infrastrutturali che penalizzano chi rispetta le regole.

LA MIA NOTTE NEI CAMPI TRA I DANNATI DEL FUCINOI NUOVI “CAFONI”. «I cafoni del Fucino hanno cambiato nome e colore della pelle. Molti sono lavoratori irregolari, ma anche quelli regolari fanno i braccianti per sei mesi, il resto del tempo sono fermi. Situazione che alimenta la criminalità, come lo spaccio di droga, come stiamo vedendo anche in questi giorni». Così il segretario provinciale Flai Cgil L’Aquila, Marcello Pagliaroli, durante il IV congresso del sindacato di ieri, ha parlato delle difficoltà del lavoro agricolo nella Marsica, «alla luce del caporalato, delle difficoltà di integrazione delle minoranze etniche e di infiltrazioni criminali». Una crisi che in questa provincia colpita dal sisma assume già dimensioni drammatiche, con 10 milioni di ore di cassa integrazione e tante vertenze aperte nell’agroalimentare come la Coca Cola di Corfinio, la Campari di Sulmona e la Centrale del latte di Bazzano. «In questo quadro si inseriscono le vicende dei braccianti del Fucino con consistenti minoranze etniche che fanno fatica a integrarsi», ha aggiunto il sindacalista che ha citato inchieste giornalistiche del Centro sul lavoro dei campi. A Trasacco i marocchini sono il 60% della popolazione straniera e il 20% di quella complessiva. Percentuali altissime anche a Luco». A tal proposito Confagricoltura ha chiesto e ottenuto che non fossero attivati i flussi migratori della provincia dell’Aquila perché i lavoratori presenti sono sufficienti a garantire i lavori svolti dalle imprese. Ulteriori ingressi, secondo l’associazione, favorirebbero fenomeni come quello dei falsi posti di lavoro in cambio di permessi di soggiorno.

INFILTRAZIONI. Parte da queste premesse la campagna di sensibilizzazione “Miseria Ladra”, portata avanti da Libera. Nel corso del congresso all’hotel dei Marsi, presieduto da Marina Felletti, il segretario provinciale di Libera, Angelo Venti, ha posto l’accento sul pericolo di infiltrazioni criminali, in parte dovuto «alla vicinanza del mercato ortofrutticolo di Fondi (Latina) con varie inchieste aperte anche sul fronte della camorra. Spesso», ha sottolineato, «le aziende marsicane che si rivolgono al questo mercato fanno i conti con un sistema illegale di livellamento dei prezzi che impone un contenimento dei costi. Anziché contrattare sul prezzo le nostre imprese preferiscono abbassare i costi di produzione e manodopera».

DEPURATORI. «Gli sforzi delle nostre aziende agricole rischiano di essere vanificati dall’assenza di un depuratore funzionante». A lanciare l’allarme, è stato il direttore di Confagricoltura L’Aquila, Stefano Fabrizi, il quale ha comunque difeso un sistema produttivo virtuoso: un mosaico di oltre 1.100 aziende che può dare lavoro fino a 15mila persone, con imprese eccellenti capaci di imporsi a livello comunitario, specie nella diffusione dei prodotti Igp come la carota.

di Fabio Iuliano – Fonte il Centro