31 Gennaio 2010 Condividi

Al via l’anno giudiziario tra gaffe, polemiche e promesse

L’Aquila, 30 gen –  La Gaffe del ministro Angelino Alfano che con un lapsus freudiano dichiara aperto l’anno giudiziario al posto del presidente della Corte, le preoccupazioni dei familiari delle vittime per le ripercussioni del processo breve sull’inchiesta, ma anche le rassicurazioni del procuratore del procuratore Alfredo Rossini, almeno per quanto concerne le indagini preliminari.

L’apertura dell’anno giudiziario all’Aquila ha offerto numerosi spunti al dibattito nazionale sul decreto legge sul processo breve, specie quando questo si confronta con l’esigenza di portare avanti una maxi-inchiesta sui crolli del 6 aprile. A tal proposito,  il procuratore Rossini si è detto ottimista. «Il processo breve prevede che le indagini preliminari si concludano in tre anni. Noi ce la faremo, anche se sui successivi gradi di giudizio non possiamo garantire niente», ha detto a margine della cerimonia che si è svolta nella caserma della Guardia di Finanza. «Comunque», ha aggiunto Rossini, «non esprimiamo alcun giudizio definitivo sul processo breve, poiché non conosciamo ancora il testo definitivo e quindi aspettiamo per una valutazione globale». Il procuratore, in precedenza, aveva incontrato i genitori degli studenti vittime del terremoto di aprile, rassicurandoli sulla celerità delle indagini in corso: duecento, legate ai crolli di strutture pubbliche e private.
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Proprio i familiari delle vittime, sfidando pioggia e basse temperature, hanno indetto un sit-in all’ingresso di viale delle Fiamme Gialle, a 500 metri dalla caserma della Guardia di Finanza dell’Aquila, per manifestare il loro dissenso contro il decreto legge sul processo breve che, secondo loro, renderebbe vani gli sforzi dell’inchiesta giudiziaria che mira ad accertare le responsabilità dei crolli avvenuti con il terremoto del 6 aprile 2009. Il sit-in, promosso e annunciato dal Comitato famigliari delle vittime della Casa dello studente, ha visto la partecipazione della nuova Associazione a tutela delle vittime università del sisma del 6 aprile, che di recente ha presentato una memoria sul mancato all’arme con il sostegno dello studio Gamberini. In passato si erano occupati anche di Ustica. Con i manifestanti si è fermato protesta_vittime2.jpgper qualche minuto anche il procuratore capo dell’Aquila, Alfredo Rossini, in segno di solidarietà. La zona, che già l’estate scorsa, a ridosso del G8, era stata teatro di manifestazioni e sit-in spontanei, è stata costantemente presidiata dalle forze dell’ordine.

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“Il comitato famiglie delle vittime della casa dello studente vuole che sia fatta luce sulle responsabilità umane che ci sono, in relazione ai crolli del 6 aprile scorso che hanno causato 307 morti” ha sottolineato di fronte al ministro della Giustizia Angelino Alfano, l’avvocato Simona Giannangeli, componente del comitato e legale degli stessi famigliari. Il legale ha citato “lo straordinario lavoro della Procura della Repubblica dell’Aquila che, sia pure in una situazione di grande difficoltà, sta portando avanti molto velocemente le inchieste dimostrando anche sensibilità e vicinanza alle famiglie delle protesta_vittime3.jpgvittime”. Giannangeli, nel suo intervento, ha poi denunciato il mancato allarme alla popolazione aquilana prima del 6 aprile e si è fatta portavoce dell’allarme e dell’inquietudine per i famigliari delle vittime “per le conseguenze che il processo breve potrebbe determinare sui filoni di indagine dell’inchiesta sul terremoto, questo anche se siamo d’accordo in linea di principio che sia un diritto dei cittadini avere tempi ragionevoli per la giustizia”. L’avvocato ha anche letto nell’auditorium della Scuola per Ispettori della Guardia di Finanza a Coppito, la testimonianza ritrovata nel pc del diciannovenne Davide Centofanti, morto nel crollo della Casa dello studente. Ritrovata dopo il sisma, la testimonianza risale a Natale 2008: il giovane, si augurava di poter vivere un Natale migliore e soprattutto una vita più felice di quella avuta fino a quel momento con la mamma e la sorella, le uniche persone rimaste della sua famiglia.

Il presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Giovanni Canzio, nella relazione sull’amministrazione della giustizia in Abruzzo, presentata all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha annunciato che presto ci saranno le richieste di rinvio a giudizio per i primi filoni di inchiesta sui crolli avvenuti con il sisma del 6 aprile 2009.
“L’idoneità probatoria degli elementi acquisiti a sostegno delle ipotesi accusatorie, essenzialmente perizie tecniche circa cause o concause di crolli e danneggiamenti – ha detto Canzio -, finora noti solo attraverso stampa, sarà, alfano2.jpgverosimilmente, ben presto sottoposta al vaglio della giurisdizione penale aquilana. Questa ne valuterà la fondatezza, ai fini dell’eventuale rinvio a giudizio degli indagati, con prontezza e serietà, nel contraddittorio tra le parti e con le garanzie di terzietà e imparzialità del giudice”.

Canzio ha ricordato che sono state avviate indagini, in collegamento con la Direzione nazionale Antimafia, “in vari procedimenti aperti per possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nei cantieri per la ricostruzione e lo smaltimento di macerie”

alfano3.jpgProtesta silenziosa, invece, quella dei magistrati nell’auditorium. Alcuni hanno assistito alla cerimonia con la Costituzione tra le mani. Del gruppo fanno parte i Pm della Procura di Pescara Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio, tra i componenti del pool che, con il procuratore capo, Nicola Trifuoggi, gestisce l’inchiesta legata alle presunte tangenti nella sanità che, nel 2008, ha decapitato la Giunta regionale abruzzese, allora guidata da Ottaviano Del Turco. Di Florio ha partecipato alla cerimonia anche nella sua veste di presidente abruzzese dell’Associazione nazionale.

Da un lato, il ministro Alfano ha rassicurato i familiari delle vittime per quello che concerne gli sviluppi dell’inchiesta. Dall’alta, il guardasigilli ha risposto alle mobilitazioni a livello nazionale. «Alcuni magistrati»,  ha spiegato, «si sono mostrati fino ad ora poco rispettosi del Parlamento, unica istituzione legittimata a fare le leggi e a operare le scelte nell’interesse dei cittadini. Noi abbiamo il massimo rispetto per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura  che è soggetta soltanto alla legge. Ma la legge la fa il Parlamento, che agisce nell’interesse dello stesso popolo italiano in nome del quale viene amministrata giustizia». E ancora: «Riformare la giustizia è un dovere verso i cittadini utenti, verso il sistema economico, ma anche verso i nostri figli a cui dobbiamo garantire una giustizia equilibrata, efficiente e seria. Poi la gaffe sull’apertura dell’anno, ironicamente ripresa dal  presidente della corte dell’Aquila, Giovanni Canzio.

L’inaugurazione dell’anno giudiziario è stata anche occasione di bilanci generali.
A seguito del sisma del 6 aprile 2009 c’é stata “una netta inversione di tendenza nell’andamento della criminalità nel circondario dell’Aquila” ha sottolineato Canzio, evidenziando una forte diminuzione dei reati di maggiore allarme sociale, “dalle rapine alle estorsioni ai sequestri di persona, ai reati contro la pubblica amministrazione, agli abusi d’ufficio, alle violenze sessuali, furti e spaccio di droga”. “Effetto questo – ha continuato Canzio presentando la sua relazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario – sicuramente correlato al contesto delle speciali misure di prevenzione e vigilanza attivate da Prefettura e forze dell’ordine dopo il sisma”. Canzio ha però ribadito che a fronte della caduta verticale del tasso di criminalità “meritano attenzione gli sviluppi delle inchieste (circa 200) promosse a seguito dei crolli e dei gravi danneggiamenti che avevano provocato la morte o il ferimento delle persone (con particolare riguardo alla Casa dello studente, al Convitto nazionale, alla Facoltà di ingegneria e a talune palazzine del centro storico) per i reati di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose conseguenti a eventuali violazioni di regole tecniche di costruzione o di norme antisismiche.

“Oggi – ha commentato il Presidente della Regione Gianni Chiodi –  ci sono stati interventi molto interessanti in particolar modo quello del Presidente della Corte d’Appello Giovanni Canzio che ha avuto un approggio di grande autorevolezza con critiche, come ha detto anche il ministro, poste in maniera corretta, senza un evidente inquinamento delle questioni politiche o se posso dire corporative. Invece ha fatto un discorso molto serio con critiche sul piano tecnico-giuridico apprezzabilissimo”.
Parlando dell’ andamento della giustizia, Chiodi sottolineato di non essere preoccupato. “Per l’esperienza che vivo da qualche anno da un punto di vista politico, interessandomi anche delle questioni della giustizia in Abruzzo, il problema non mi preoccupa per niente, mi sembra piuttosto una giustizia efficiente rispetto ad altre, certamente si puo’ migliorare”. Infine sulla criminalita’ Chiodi ha concluso dicendo che “l’Abruzzo non e’ noto in Italia e nel mondo per quanto riguarda la criminalita’, e’ un fenomeno che va combattuto ma e’ sotto controllo”.