27 Novembre 2009 Condividi

Il pianto dei samoani all’Aquila

L’AQUILA. Gli occhi di Peter Fatialofa , pilone dell’Aquila Rugby dalla fine degli anni Ottanta, e ora «assistant coach» delle isole Samoa, sono ancora gonfi di lacrime.  Tornare in quella che per un po’ è stata anche la sua città dopo il terremoto è un’emozione inedita, specie per chi ha ancora nel cuore la tragedia dello tsunami del 29 settembre.  Questo ha spinto l’allenatore della mischia, nell’organico anche dei Pacific Islanders, a chiedere al «liaison officer» della rappresentativa samonana, un certo Marzio Zanato , a fare una piccola sosta all’Aquila, in vista della partita con l’Italia in programma domani ad Ascoli.  “Ho accolto la cosa con grande piacere», spiega Zanato nella club house dell’Aquila Rugby, lui che è stato allenatore dei neroverdi nella stagione più fortunata degli ultimi anni, con la Conad del presidente Angelo Cora .  Dopo le visite ormai rituali alla Caserma di Coppito, alla zona rossa e agli appartamenti antisismici, i samoani si sono fermati al campo di rugby Centi Colella, per incontrare i giovani della Polisportiva, ma anche i vecchi amici e compagni di squadra.  Tra loro, sicuramente i fratelli Giovanni e Massimo Alfonsetti .  Una giornata da ricordare, per un Paese che è unito con l’Aquila da una tragedia recente.  La povera Samoa, da settembre, è ancora più povera a causa dello tsunami, provocato da una scossa di terremoto di magnitudo 8,3. Un evento di violenza inaudita che ha distrutto quel poco di economia esistente (prevalentemente turistica) e provocato 123 vittime ufficiali.  «Sono stati momenti drammatici per noi», spiegano i dirigenti della squadra samoana, «abbiamo perso case, amici, parenti e abbiamo visto scomparire sotto le onde interi villaggi. Condividiamo con gli aquilani anche la paura di ritornare a vivere nelle case».  Molti dei samoani, per fortuna, non erano nel loro paese il giorno dello tsunami: ventuno dei ventisette giocatori della rosa convocata dal simpatico coach Fuimaono Titimaea Tafua sono infatti già all’estero.  Di essi, dieci militano in Inghilterra, cinque in Francia e uno in Scozia.